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Si allarga la platea dello scontro tra le imprese produttive e il mondo della distribuzione: chiesti rincari tra il 4 e il 6%

Con la corsa del caro-carrello che non accenna a diminuire, sul tema della responsabilità degli aumenti si allarga la platea dello scontro tra le imprese produttive e il mondo della distribuzione. La contestazione questa volta arriva da Italgrob, la federazione dei distributori Horeca, che riforniscono bar e ristoranti: i produttori di bibite, denunciano, hanno presentano nuovi rincari dei listini, compresi fra il 4 e il 6%.

A una settimana dall’entrata in vigore del Patto anti-inflazione , fortemente voluto dal ministro dell’Industria Aldolfo Urso per calmierare la corsa dei prezzi del paniere della spesa degli italiani, il clima nel Paese non è migliorato. La caccia ai responsabili degli aumenti lungo la catena del valore, dal campo alla tavola, resta aperta. «In questo scenario, e ancor più in questa fase con alle porte un periodo di grande incertezza per l’economia del Paese, troviamo sconcertante – denuncia il presidente di Italgrob, Antonio Portaccio – apprendere che alcune fra le più importanti industrie di beverage hanno rimesso mano ai listini e sono pronte nuovamente e per l’ennesima volta a scaricare sulla filiera del fuoricasa altri consistenti aumenti che dovrebbero essere compresi in un forbice fra il 4 e il 6%. Aumenti inaccettabili, inopportuni e deleteri».

 

Secondo Italgrob, l’andamento dell’ultima stagione estiva è stato già la dimostrazione lampante del ridotto potere di acquisto degli italiani. I dati degli ultimi sei mesi del mercato Horeca inoltre, dicono i distributori, indicano che non c’è stato nessun segnale di crescita, se non quella a valori, dovuta unicamente agli aumenti che negli ultimi 12 mesi sono stati già messi in atto dai produttori. Per questo, sostiene Italgrob, imporre nuovi rincari è deleterio: «I picchi relativi agli incrementi e alla mancanza delle materie prime causati dalla guerra russo-ucraina sono ampiamente rientrati nella normalità e non possono esserne la causa - dice Portaccio – ci troviamo pertanto di fronte ad aumenti calati dall'alto senza tener conto delle già gravi criticità legate all'inflazione, come se i consumi fuoricasa degli italiani fossero inscalfibili, come se il canale Horeca e chi opera al suo interno potesse assorbire tout-court, senza conseguenza, ogni presunta necessità che parte a monte dai produttori».

Fonte: Il Sole 24 Ore

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Sul mercato nazionale italiano dei liquori e distillati sono attivi alcune grandi multinazionali degli spirits (come Campari, Diageo, Pernod Ricard, Bacardi/Martini, Moët Hennessy), ma anche diversi grandi gruppi italiani che hanno conquistato una presenza importante in diversi paesi esteri (come Branca, ILLVA Saronno, Montenegro, Caffo 1915, Molinari). Infine, numerosi piccoli e medi produttori con posizioni di rilievo in specifici segmenti tipologici o territoriali.

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Il bilancio del Gruppo Italiano Vini, il più grande produttore di vino in Italia, ha chiuso il 2022 con un fatturato in crescita dell’8% rispetto al 2021 portandosi al livello di 466 milioni di euro, contro i 431 Mni del 2021. GIV fa parte del più generale gruppo cooperativo Riunite & CIS che ha chiuso il 2022 con un fatturato aggregato di ca. 700 Milioni di euro.